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Lo scoglio di Capraia - Parte1

La valle rinselvatichita che conduce alla vecchia colonia penale Capraia (LI) - Giugno.
Nikon D3 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED. Hands hold

Qualche anno addietro Laura ed io decidemmo di prendere una settimana di ferie ad inizio Giugno con l'intenzione di vedere il mediterraneo e le sue rive prima che vengano soffocate dalla cappa della canicola estiva. Era un desiderio, quello di vedere le coste mediterranee fuori stagione, che sonnecchiava nelle nostre capocce da tanti anni, da quando eravamo poco più che ragazzi. La nostra scelta è caduta su un'isola non troppo lontana, ma nemmeno troppo nota o frequentata: lo scoglio di Capraia.

Cala del Porto e cala dello Zurletto. Rocce tufacee ovunque. Capraia (LI) - Giugno.
Nikon D3 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED. Hands hold.

Zaino scarponi, ma anche telo mare  mute pinne maschere e boccagli. Infilai di tutto nel bagagliaio dell'auto. Partenza a notte fonda direzione Livorno. Lasciammo l'auto al parcheggio del porto e partimmo con il traghetto Toremar direzione a mezza via tra l'Italia e la Corsica. Traghetto piccolo e mare di primavera non conciliano la digestione. L'onda lunga e poderosa me la ricordo bene, peraltro risulta difficile tenere nella mira del binocolo le veloci berte che sfiorano il pelo dell'acqua a pochi metri dalla murata della nave. Fortunatamente la traversata dura poco, ma fu comunque troppo (il rientro andò meglio).

Capraia Campese e i ruderi della vecchia colonia penale. Capraia (LI) - Giugno.
Nikon D3 ob. Nikon AF-S17-35/2.8 ED, Nikon D300 ob. Nikon AF-I 300/2.8 ED. Hands hold.

L'isola di Capraia, per chi non sapesse, è uno scoglio di vulcano coperto da bassa vegetazione di macchia mediterranea. In passato doveva essere un intrico di Lecci secolari, poi sono arrivati i Romani, forse preceduti dagli Etruschi, e tutte quelle belle foreste sono divenute legname per carpenteria navale. Di fatto la foresta non è ricresciuta e la macchia ne ha preso il posto, crescendo oltre misura, oltre l'altezza di un uomo a cavallo.
Il profilo dell'isola è aspro e quanto aspro lo abbiamo apprezzato ruzzando su e giù lungo i sentieri di pietra bianca che attraversano da nord a sud, da est a ovest, la piccola isola. Sì Capraia, anzi La Capraia, si visita a piedi ed è bello. E' bello essere soli nella luce della sera, sulla cima del monte più alto e veder il sole riflettersi nel braccio di mare tra l'isola e la Corsica. E' bellissimo respirare il profumo delle distese di cespugli di mirto in fiore. Meno bello è togliere le zecche dai pantaloni e dalle scarpe prima di entrare in casa. Sull'isola non è praticata la pastorizia, ma una ricca popolazione di vigorosi Mufloni (una sottospecie, quasi un endemismo) spiega l'altrettanto pingue densità di zecche. Poco male, basta un poco di attenzione. Ha un non so che di atavico scoprire di essere osservati da un paio d'occhi incorniciati tra due corna a ricciolo spesse e possenti. Solo questa opportunità vale la visita della Capraia.

Mufloni di Capraia, adulti e Giovani. Capraia (LI) - Giugno.
Nikon D3 e Nikon D300 ob. Nikon AF-I 300/2.8 ED + TC17. Manfrotto 190 head Arca B1.
La sera i mufloni si danno appuntamento qui, nella conca del Reganico. Capraia (LI) - Giugno.
Nikon D3 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED. Hands hold.

Sui sentieri.
Le piste che si raccordano e ramificano nell'ombra dei lentischi giganti sono agilmente praticabili. Si sale ben spediti al vecchio carcere e di qui si raggiunge la vicina vetta su un bel sentiero di tipo alpino. Anche l'ultimo tratto verso il vecchio osservatorio militare in lamiera è un bel salire veloce tra ginepri e balzi di pietra. Ma c'è un passaggio obbligato nella parte centrale dell'isola, un passaggio che si deve affrontare necessariamente, un passaggio veramente odioso.  Si tratta del tracciato in pietre rozzamente squadrate costruito molti anni addietro dai galeotti residenti nell'allora colonia penale, tracciato che collega il Paese all'altro versante, scosceso e selvaggio, dell'isola. Sia chiaro, opera meritevole e utile per escursionisti come noi, ma probabilmente i troppi anni di abbandono, di mancata manutenzione, lo hanno trasformato in un serio supplizio per i piedi dell'escursionista. Le rocce nude, spigolose, messe a spina di pesce, non sono grandi abbastanza per coprire la pianta dello scarpone, e sono sufficientemente irregolari per garantire un appoggio "storto". Insomma sotto un sole a picco, un inciampo dopo l'altro per un'ora abbondante, e il risultato è garantito: benedizione intergalattica a chi ha costruito questa stecca di pietre allineate che, risalendo la collina, sembra non finire mai.

Di questi sassi parlo! Già solo rivederli mi vien male. Capraia (LI) - Giugno.
Nikon D3 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED e Nikon Ai-s 55/2.8 Micro. Hands hold.
Il sentiero dei galeotti, dolcemente massacrante. Capraia (LI) - Giugno.
Nikon D3 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED. Hands hold.

"Come portano" questi sentieri lo abbiamo detto, "dove portano" no, ma è facile immaginare come ogni pista abbia un capolinea specialmente se in uno spazio chiuso  come quello di un'isola in mezzo al mare. Di questo, e di ciò che si vede tutto intorno ad un'isola, il mare, ne parliamo la prossima puntata.

Capraia (LI) - Giugno.
Nikon D3 ob. Nikon AF-S 17-35/2.8 ED. Hands hold.

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